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ABBIGLIAMENTO
Casco:
Axo
'Urban Elite'
Giacca:
Acerbis 'Tytan'
Guanti:
Mtech
'M Tourer'
Pantaloni:
Tucano Urbano
'Super Light'
Stivali:
Oxtar 'Urban'
 · APRILIA SPORTCITY CUBE 300ie
06/06/008
TEST SU STRADA
pag. 1/1

La gamma SportCity guadagna la denominazione 'Cube', da intendersi come 'alla terza', si tratta infatti della terza versione del compatto/sportivo di Noale che guadagna aggiornamenti estetico/funzionali e alle tradizionali cilindrate di 125 e 200cc affianca un 300cc in sostituzione del 250.
Una mossa prevedibile, dopo l'introduzione sulla Vespa GTS 300 Sport e sul Gilera Nexus 300, del propulsore Piaggio Quasar da 278cc effettivi, che consente a SportCity Cube di affinare le armi per competere con il suo avversario naturale, l'Honda SH 300i.
Due prodotti differenti dal punto di vista dell'immagine, classica per Honda e sportiva per Aprilia, ma con la stessa destinazione d'uso, che si sfidano sul mercato da diversi anni.
Da un lato SportCity 125/200 'contro' SH 125/150 e dall'altro SportCity 250, prima e 300 ora, 'contro' l'SH 300i.
E se ad Honda va il merito di aver definito lo 'standard' dello scooter cittadino compatto a ruote alte, è Aprilia ad aver creduto per prima ad una versione agli steroidi dello stesso prodotto, montando il potente 250 del Beverly sul piccolo SportCity nel giugno 2006. La 'risposta' Honda è arrivata nel dicembre dello stesso anno con l'SH 300i, sempre classico nel design, ma equipaggiato con un potentissimo 4 valvole da 279cc. Adesso Aprilia pareggia la cilindrata, aumentando l'abitabilità, senza perdere in compattezza e giocando su design, leggerezza e prezzo contenuto.
Da notare che le modifiche apportate al modello 300 sono trasferite anche ai modelli da 125 e 200cc che vengono confermati in gamma, anch'essi con la denominazione Cube.
Questo primo test si occupa però esclusivamente del modello di maggiore cilindrata.

DESIGN/COSTRUZIONE
Come potete osservare nell'animazione che trovate a lato le modifiche strutturali sono piuttosto modeste, lo stile è stato sostanzialmente confermato e dove si è guadagnato è nell'ospitalità per il passeggero, grazie ad una sella più ampia e di conseguenza ad una coda più pronunciata.
A colpo d'occhio è il frontale a mostrare le differenze più evidenti, con una griglia del radiatore che ricorda tanto quella del Leonardo 300 e la carenatura del manubrio che si arricchisce di un inserto verniciato con un accenno di cupolino fumé. Si perdono poi le protezioni laterali cromate su scudo e fianchi posteriori con questi ultimi molto simili ai precedenti ma più allungati, mentre tutti i gruppi ottici sono ora di tipo trasparente con colorazione dalle lampadine.
Cambia impercettibilmente anche il parafango anteriore, la verniciatura si estende alle pance inferiori e la griglia coprimarmitta si uniforma al resto della gamma Piaggio.
A livello costruttivo la buona qualità della verniciatura contrasta con plastiche ed assemblaggi non sempre curati e un eccessivo numero di viti a vista, in particolare nella zona del cruscotto (in Aprilia mi hanno promesso che ci stanno lavorando...).
Le colorazioni offrono i classici 'Argento Crowd' e 'Nero Aprilia', un più colorato 'Blu Planet' e la tinta champagne denominata 'Grigio Escape' dell'esemplare in prova.

DOTAZIONI
La grintosa strumentazione della gamma precedente, comune anche ad alcune motociclette Aprilia e Guzzi, lascia il posto a quella già vista su Scarabeo 125/200. Piacevole, completa e ben leggibile, ma sicuramente meno originale. Al centro domina il tachimetro analogico, affiancato da livello carburante e temperatura liquido refrigerante. Subito sotto l'ampio display digitale con indicazione dell'ora, dei chilometri totali e di due parziali oltre al livello di carica della batteria, il tutto comodamente selezionabile da un pulsante al manubrio. Cinque spie luminose indicano poi riserva carburante, eccessiva temperatura olio, indicatori di direzione, luce abbagliante e check iniezione. Una sesta, attualmente inutilizzata, è invece riservata all'ABS, e mi è stato confermato che si sta lavorando in tal senso all'interno di tutto il Gruppo Piaggio, con le prime novità entro l'autunno. Speriamo!
Passiamo ora ai vani bagagli che sono sostanzialmente gli stessi della versione precedente. Nel retroscudo troviamo uno sportello con serratura (accessibile quindi solo a motore spento) che nasconde due vani decisamente modesti, ma anche una presa di corrente a 12 volt, il difficile sarà farci stare contemporaneamente il caricabatteria e un apparecchio da ricaricare. Poco sopra ecco il pratico gancio appendiborse con sicura.
Al sottosella si accede spostando la chiave d'accensione nell'apposita serratura sul fianco sinistro, una soluzione datata e poco pratica, in più manca un supporto per tenere sollevata la sella e la cerniera sembra anche un po' debole. Il vano sottostante poi non è particolarmente ampio, riesce ad ospitare un casco demi-jet con visiera, ma non il jet promesso in cartella stampa (fin dalla seconda versione) o una valigia 24 ore, manca poi di illuminazione e di rivestimento.
Un passo avanti si è avuto invece con il solido portapacchi posteriore che può ospitare direttamente il bauletto opzionale (come sull'Honda), senza necessitare di un'antiestetica piastra. In più consente l'ancoraggio dei pratici ganci elastici, soluzione ormai quasi introvabile nei 'portabauletti'.
Sotto la sella troviamo anche il serbatoio carburante da 9 litri e il relativo tappo di rifornimento, soluzione poco pratica, perché obbliga a scendere di sella e parcheggiare lo scooter.
In alternativa si sarebbe potuto posizionare il serbatoio in un tunnel centrale sulla pedana (che su uno scooter dal DNA sportivo avrebbe anche un senso), guadagnando anche spazio per i bagagli sotto la sella, ma sembra che la 'pedana piatta' sia un must inattaccabile per l'utente tipo.
Tradizionali i comandi al manubrio, fatta eccezione per il controller del display digitale, che all'inizio viene confuso con il tasto d'accensione. Non originalissimi, ma funzionali gli specchi retrovisori, purtroppo sempre assente il cavalletto laterale (neppure opzionale), anche se il centrale è solido e di facile azionamento.
Per chiudere due note: quella negativa è che manca il freno di stazionamento, positiva invece la presenza di due griglie retroscudo che espellono l'aria calda del radiatore e che in inverno, abbinate alla copertina opzionale, aumentano significativamente il comfort del conducente, senza risultare troppo fastidiose in estate.
Aggiornamento 16/06/008: il cavalletto laterale è stato predisposto nell'attacco al telaio e sarà presto disponibile come accessorio.

CICLISTICA
Qui non c'è proprio nulla di nuovo, caratteristiche e misure vengono confermate, tranne il peso che non viene più indicato (era di 148kg), strano perché era uno dei punti a favore nei confronti della concorrenza e non dovrebbe essere cambiato.
Ricapitolando si tratta della classica impostazione scooteristica con motore posteriore in funzione di forcellone oscillante, sostenuto da una coppia di ammortizzatori regolabili con 80mm di escursione.
Il telaio monotrave è in acciaio e il cannotto di sterzo guida una forcella monopiastra a perno avanzato con steli da 35mm ed escursione di 100mm.
Le ruote hanno un diametro di 15 pollici, soluzione che nelle intenzione dei tecnici Aprilia dovrebbe garantire lo stesso diametro di rotolamento di quelli da 16, con la possibilità di utilizzare pneumatici meno ribassati (120/70 davanti e 130/80) e quindi più confortevoli.
Maxxis è la marca degli pneumatici tubeless di primo equipaggiamento che sono stati realizzati appositamente per SportCity in collaborazione coi tecnici Aprilia e i buoni risultati li vedremo su strada.
Fiore all'occhiello è il sistema frenante a triplo disco, due anteriori con diametro di 260mm e pinze flottanti a doppio pistoncinio e uno posteriore da 220mm con pistoncino singolo. L'azionamento è di tipo classico (che la 'leggenda' vuole più sportivo), con la leva destra a comandare l'anteriore e quella sinistra il posteriore. Speriamo che presto venga attivata la spia presente nel cruscotto grazie all'adozione del sistema ABS, di cui il diretto competitor è già dotato.

PROPULSORE
È qui che si concentra la novità più significativa del nuovo Cube, ovvero il Quasar da 278cc già testato sulla Vespa.
Ad osservare i dati tecnici il passo avanti sembra essere davvero minimo, non si guadagnerebbe nulla a livello di potenza massima con solo 1Nm in più di coppia. Valori per altro differenti da quanto dichiarato per Vespa.
Da tempo ho imparato a dare un valore limitato ai dati dichiarati, sia per i diffusi errori di trascrizione, sia perché non è certo il valore assoluto, ma la curva di erogazione a caratterizzare le prestazioni di un motore. E infatti la prova dinamica testimonia un passo avanti ben più evidente.
Detto questo è anche vero che le performance del motore Honda sono comunque superiori.
Trattandosi di un'evoluzione del Quasar da 244cc, a livello di architettura, le differenze sono comunque minime.
È un monocilindrico orizzontale con distribuzione monoalbero a camme in testa e quattro valvole, alimentato ad iniezione elettronica, raffreddato a liquido, con frizione centrifuga a secco e cambio a variazione continua.
A differenza della versione precedente però non vengono più dichiarate prestazioni velocistiche e consumi, un'abitudine sempre più diffusa, ma anche poco corretta nei confronti dei consumatori.
Una nota positiva arriva invece dalla frequenza degli intervalli di manutenzione programmata, con appuntamenti ogni 10.000km e cambio olio ogni 5.000.

TEST SU STRADA
La prova è iniziata sotto una pioggia battente, per fortuna nel pomeriggio è uscito un timido sole e così ho potuto effettuare il test in entrambe le condizioni.
Diciamo subito che la sella, a dispetto degli 'stratosferici' 815mm dichiarati, non appare tanto più alta della concorrenza, anche se i 'canonici' 170cm di statura sono comunque consigliati per toccare terra agevolmente con entrambi i piedi. Il peso contenuto è comunque d'aiuto, assieme ad un raggio di sterzo eccezionale, che consente manovre da fermo, inversioni e slalom da primato.
Nonostante le ruote di ampio diametro infatti l'agilità è notevole, fin dalle basse velocità, anche se per l'inserimento in curva è preferibile una guida 'di corpo', che tanto piace ai motociclisti. Dopo un'iniziale 'solidità', la discesa in piega si fa più veloce, merito del profilo delle Maxxis che offrono anche un'apprezzabile aderenza e feeling sia sull'asciutto che sul bagnato.
Anche il reparto sospensioni mostra un comportamento equilibrato, in grado di assorbire le asperità meno accentuate del manto stradale, pur senza perdere coerenza quando la guida si fa più spigliata e la velocità prossima a quella massima.
Finalmente soddisfacente l'impianto frenante, che nel test del 250 aveva un po' deluso (forse a causa dell'assenza di rodaggio), anzi ben più che soddisfacente, visto che sul bagnato si possono cercare frenate al limite del bloccaggio con un buon feeling, mentre con l'asfalto asciutto si può sfruttare tutta la potenza frenante a disposizione, sempre con una buona modulabilità. Direi che a questo punto manca solo l'ABS...
Nonostante la ciclistica apparentemente invariata, le impressioni sono quindi complessivamente migliori di quanto testato due fa.
La posizione di guida, almeno a memoria, non sembra essere cambiata molto rispetto al 250, la postura è con busto dritto, manubrio ravvicinato e moderatamente sollevato, gambe ad angolo retto, un discreto spazio per le ginocchia, meno per la mobilità dei piedi. A trarre vantaggio dalla coda allungata è il passeggero grazie ad un porzione di sella più generosa, peccato per l'errata angolazione delle pedane, e i maniglioni un po' spigolosi.
Ma veniamo alla vera novità del Cube che è il propulsore da 278cc, ebbene, a dispetto dei dati tecnici, la spinta è di gran lunga superiore al 250 testato a suo tempo (totalmente privo di rodaggio). In particolare, come già notato sulla Vespa, la spinta risulta estremamente corposa fin dai regimi più bassi, tanto che sul bagnato bisogna usare un minimo di attenzione, anche se la trasmissione è d'aiuto grazie all'ottima taratura. Sfruttando tutta la coppia disponibile su fondo asciutto si ottengono partenze da riferimento, con eccezionali doti di ripresa da medie e basse velocità. Il tutto con una scorrevolezza e una facilità nel prendere i giri che caratterizzano il Quasar fin dalla prima versione.
Meno esaltante l'allungo, anche se superiore a quello del 250 testato, che in una breve puntata autostradale ha fatto registrare 140km/h di velocità massima indicata, in posizione 'spalmata' sul manubrio.
Pur andando a memoria, il confronto con l'SH 300 dovrebbe essere sostenibile in ripresa ed accelerazione, per cedere le armi dai 100km/h in su. Ovviamente servirebbe una prova comparata per considerazioni più circostanziate.
Il comfort è positivo se consideriamo l'assenza di vibrazioni, discreto per la protezione delle gambe, buono per la posizione di guida e l'imbottitura della sella, ma decisamente scarso per il busto, totalmente esposto alle intemperie e alla pressione aerodinamica.

ACCESSORI
Ok per i bauletti, una scelta pressoché obbligata con un sottosella così modesto. Tenete presente però che peggioreranno inevitabilmente le qualità dinamiche. Piuttosto strano poter scegliere fra un modello da 32 e uno da 35 litri, sembrerebbe più logica una maggiore differenziazione fra le capienze.
Il parabrezza alto invece non c'entra assolutamente nulla con il design dello SportCity oltre a peggiorare le qualità dinamiche, a limitare la visibilità in caso di pioggia, per non parlare dei supporti metallici. Sarebbe auspicabile un cupolino aerodinamico come sul Leonardo 300, magari con dei deflettori per riparare le mani in inverno.
Quanto al telo coprigambe, chi lo ha provato sa che in inverno è una grande comodità, in particolare se abbinato al 'riscaldamento' dal radiatore.
Aggiornamento 16/06/008: il cavalletto laterale sarà presto disponibile come accessorio.

CONTESTO
Come detto più volte l'unico competitor diretto per SportCity 300 è l'Honda SH 300i, anche se ognuno ha una sua particolare caratterizzazione.
L'Honda ha un design classico e una cura costruttiva più elevata, ha dimensioni e peso leggermente superiori, ma anche un motore che spinge più forte. Ha poi entrambi i cavalletti e l'antifurto immobilizer, ma a livello di vani bagagli fa meglio solo per accessibilità. Ha 'solo' due dischi, ma una frenata ugualmente efficace col vantaggio di poter scegliere la versione ABS. Però costa (ad oggi) 350 Euro in più, che diventano 850 con ABS e bauletto di serie.

CONCLUSIONI
Decisamente più maturo della versione da 250cc provata due anni fa, il Cube 300 è un piccolo-grande scooter con una riserva di potenza quasi esagerata per muoversi in città, dove fa valere un'ottima agilità risultando 'inarrestabile' anche nel traffico più serrato.
Pecca però in protezione dagli agenti atmosferici oltre che per ampiezza ed accessibilità dei vani bagaglio.
Si guida bene, frena anche meglio e le sospensioni sono un buon compromesso fra comfort e stabilità. Per questo anche nel misto extraurbano darà grandi soddisfazioni a chi ama una guida 'spigliata'.
Meno indicato invece per un utilizzo turistico, in particolare se autostradale, per la ridotta protezione aerodinamica, anche se ha guadagnato in abitabilità per il passeggero.
Piacevole nel design e con un cruscotto completo, potrebbe fare di meglio a livello costruttivo e funzionale, anche se il listino rimane favorevole nei confronti del suo competitor.

Testo: Fabrizio Villa
Foto: MCP e originali Aprilia

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